Oggi, un cliente abituale che fuma esclusivamente sigari cubani, è entrato nel negozio e mi dice:
“Massimo io non fumerò mai un sigaro toscano!”
E io prontamente gli ho risposto:
“Non ti preoccupare, continuerò a dormire la notte beatamente, l’importante è che continui a comprare cubani da me!”
E lui:
”Stai sereno, sei il mio venditore di puros preferito, ma comunque ti racconto perché non comprerò mai un toscano.
Quando andavo al liceo, ero in una classe di soli uomini ed eravamo piuttosto vivaci. Spesso combinavamo scherzi ai professori, niente di che, roba da buontemponi.
Solo con un professore in particolare diventavamo dei veri agnellini.
Lui, il bastardo della situazione, quello che quando interrogava ci chiedeva cose per cui gli occhi si sgranavano e il malcapitato alla lavagna già da un pezzo aveva cominciato tra sé e sé il Rosario.
Oltre a questo aveva un’altra caratteristica per cui già sapevamo che era in arrivo in classe.
I suoi passi erano anticipati dall’odore inconfondibile del Toscanello, che a molti evoca serene fumate, ma a me purtroppo riporta ancora alla memoria il sadico.
Chissà forse con qualche seduta di analisi, anche io potrei assaporare qualche tiro di un buon Toscanello…”
… disse alla fine il mio cliente sorridendo.
Lui ricordava il nonno come una persona severa e austera, sempre serio in ogni cosa che faceva, preciso, meticoloso, ma soprattutto burbero. Dice che le sue risposte erano sempre taglienti, forse troppo per un bambino.
Lo ricorda con in bocca sempre questa “appendice” color marrone.
Da bambino pensava fosse del legno un po’ speciale che faceva il fumo se tenuto in bocca, poi capì che erano delle strane sigarette bitorzolute, irregolari, con un odore un po’ sgradevole, ma molto caratteristico.
Anche quest’altro cliente sapeva sempre se il nonno era nei dintorni sentendo quel tipico odore che, poi capì, contraddistingueva il tabacco Kentucky fermentato, cioè il tabacco del sigaro toscano.
E così, vuoi per reazione, vuoi per ribellione nei confronti di questa figura autoritaria, ha preferito non ripercorrere le orme del nonno e andare per la sua strada, contornata da tabacco cubano.
In effetti è vero che per alcuni il toscano venga associato a figure piuttosto “mature” per così dire.
A volte i più giovani – magari un pizzico esterofili – è molto probabile che fumino puros sudamericani o cubani che siano.
Tutto questo ha cominciato a farmi venire in mente alcune riflessioni. Così ho iniziato a chiedermi cosa fuma ognuno di noi e perché.
Perché abbiamo compiuto un certo tipo di scelta piuttosto che un’altra?
Occorre fare un po’ di storia…
Ma tranquillo, non ci occorre andare tanto in là con la memoria.
Qui ci interessa più che altro capire quando i sigari cubani hanno iniziato ad avere importanza anche qui in Italia, iniziando a dar fastidio al netto predominio dei sigari toscani.
NOTA BENE
A beneficio dei più giovani, che magari credono che il sigaro in Italia sia cubano, da noi il toscano resta sempre il sigaro più fumato e apprezzato, anche grazie al costo contenuto, ma pian piano puros cubani e sudamericani si stanno facendo largo.
Innanzitutto c’è da dire che i cubani hanno avuto la loro consacrazione qui da noi in Italia da neanche 20 anni.
Prima del 2000, di sigari cubani se ne trovavano ben pochi e molto spesso quei pochi erano anche mal conservati.
E’ solo con la nascita di Diadema, il famoso importatore, avvenuta proprio ad inizio millennio, che si diffondono anche da noi i puros.
Oltretutto anche ben conservati, perché Diadema costrinse tutti coloro che volevano vendere sigari cubani, a dotarsi di un humidor per la giusta conservazione (se ti interessa sapere qualcosa in più sugli humidor per sigari clicca qui).
Ma qui da noi era un bel po’ di tempo che si parlava e si “ammiravano” i sigari preferiti da Winston Churchill.
Ovviamente ci hanno pensato gli americani, che con le loro serie televisive e le tante star del cinema e dello sport appassionate di sigari cubani, pian piano hanno fatto venire la voglia anche a noi di fumare i sigari che Fidel Castro aveva nazionalizzato.
Nonostante tutto, però, il sigaro nostrano oggi ancora tiene alla grande, forte dei suoi 200 anni di storia compiuti nel 2015.
Ma il sigaro cubano è sicuramente molto cresciuto.
L’abbassamento lieve delle vendite delle sigarette ha avuto un corrispettivo innalzamento delle vendite dei sigari e in questo, in percentuale, i cubani hanno avuto la loro buona crescita.
Anche se da noi il contesto continua a favorire il sigaro preferito da Garibaldi e Giuseppe Verdi, pian piano i sigari provenienti dall’isola di Cuba, grazie a tanti involontari testimonial che ci hanno condizionato, hanno iniziato a rosicchiare fette nel mercato del tabacco arrotolato.
Già dai libri di storia qualcuno aveva notato il primo ministro inglese Winston Churchill che aspirava dei sigari decisamente vistosi, per così dire.
Churchill era un famoso fumatore di cubani e la sua marca preferita era Romeo y Julieta, nel formato che poi avrebbe preso il suo nome. Sembra ne abbia fumati circa 300 mila nella sua vita…
Durante i bombardamenti di Londra, il famoso statista era preoccupato più per i suoi sigari che si trovavano presso Dunhill piuttosto che per la propria incolumità.
Poi gli amanti della Revolución sicuramente sono stati influenzati dalle scelte del Líder Máximo Fidel Castro (sigaro preferito Cohiba Corona Especial) e dall’altro protagonista, Che Guevara, che nonostante fosse asmatico, amava fumare Montecristo n° 4.
Come contraltare c’era Kennedy, altro amante dei sigari cubani e che comunque influenzò molto la storia dei sigari di Cuba.
L’allora presidente degli Stati Uniti, amava perdutamente i sigari Upmann e poco prima di firmare l’embargo nei confronti di Cuba aveva dato ordine ad un suo collaboratore di fargli avere i suoi amati sigari.
Salinger, questo il nome del collaboratore, riuscì nell’impresa di far avere 1200 sigari per JFK il giorno dopo la sua richiesta.
Non appena seppe la cosa, Kennedy gridò: ”Fantastic!” aprì un cassetto e firmò il decreto con l’embargo per Cuba, che significava la fine delle vendite di puros negli States (qui trovi il racconto di quell’episodio, raccontato direttamente dal collaboratore di Kennedy, Salinger https://www.youtube.com/watch?v=Mu6-P1_BW9w).
Pieno di attori che, o nei film o in privato, ostentano tra i loro denti, con gran disinvoltura, enormi sigari.
Come dimenticare infatti in più film Arnold Shwarzenegger che aspira con piacere enormi puros, oppure Jack Nicholson che in un’intervista disse che lui fumava esclusivamente sigari havana, nulla che provenisse da altri stati.
Poi per chi ha miglior memoria cinematografica, ricordiamo Groucho Marx ritratto sempre con un sigaro in bocca (così come il suo sosia e omonimo collaboratore di Dylan Dog).
Oppure, per menzionare le serie TV degli anni ’80, il colonnello Hannibal Smith dell’A-Team, ma anche chi non ricorda l’antagonista dei cugini Duke, Boss Hogg cattivo della serie Hazzard?
E nello sport ci sarebbe anche qualche famoso sportivo americano, la cui passione per i sigari cubani potrebbe aver influenzato più di qualche fumatore anche qui da noi.
Col carisma e il talento che ha sempre manifestato, come non ricordare infatti Michael Jordan che iniziò a fumare anche prima delle partite come rito scaramantico.
Beh lui poteva!
Quando giocava fumava Hoyo de Monterrey Double Corona, oggi invece, fuma spesso Partagas Lusitanias.
Anche le donne hanno iniziato ad apprezzare il lento fumo e tra le più famose che forse hanno avuto presa su altre donne ci sono Whoopi Goldberg, Demi Moore e Jennifer Lopez.
Per fare una piccola incursione qui da noi, dell’improvviso apprezzamento del mondo femminile verso il tabacco arrotolato, se ne sono accorti anche in Italia.
Oggi infatti esiste un sigaro denominato N. 8 della Famiglia del Toscano, dura 8 minuti, molto gradito alle donne e fumato da Nada, grande appassionata di sigari toscani, ma anche da Katia Ricciarelli.
Nonostante l’ampia varietà che c’è nel mondo dei sigari (si producono sigari oltre che in Italia e Sudamerica, anche negli Stati Uniti, in Olanda e in Germania), in Italia, di fondo, le fazioni sono due, con alcune sfumature da ambo i lati.
Da una parte chi preferisce il tabacco dei sigari toscani, dall’altra chi preferisce il tabacco arrotolato che proviene dalle produzioni sudamericane, Cuba in testa.
A favore dei sigari italiani gioca sicuramente il discorso legato alla tradizione, 200 anni di storia non sono pochi, ma anche il fatto che il costo è decisamente inferiore.
I cubani da noi sono arrivati da circa 20 anni in maniera sistematica e di certo costano di più, molto di più. Probabilmente non scalzeranno mai il Toscano dal proprio trono.
Però c’è da dire che oggi non sono pochi quelli che vanno a cercare di soddisfare i propri gusti sia da una parte sia dall’altra.
Non è raro che un appassionato di puros vada a cercare il gusto di un Cohiba tra l’offerta italiana.
Ovvio, sono tabacchi diversi, ma si sperimenta alla ricerca di qualcosa che possa ricordare quello che di solito ci piace.
Oltre ad essere proprio diversi i tabacchi e la loro provenienza, anche la fumata è diversa.
Il sigaro toscano ha una gusto persistente, la fumata è sostenuta a discapito, però, dell’evoluzione del sapore. Rimane molto costante, ma con forza molto marcata nei sapori.
Diversamente, il sigaro cubano trova la sua caratteristica principale proprio nella variazione continua di aromi durante la fumata.
E’ per questo che quando ci ritroviamo clienti che vorrebbero provare a passare all’altra sponda che ci chiedono: Cosa posso provare? la nostra risposta è sempre la medesima:
Non è possibile dare un consiglio esatto. Passare da un tabacco Kentucky a uno caraibico, o viceversa, è un’esperienza completamente diversa.
Sicuramente dire cosa si fuma, può essere di aiuto. Da quello si può capire se il cliente predilige del tabacco forte o leggero e si può indirizzare meglio.
Ho sempre pensato che chi fuma sigari debba comunque provare i sigari della propria tradizione per avere una conoscenza sempre più ampia di qualcosa che fa parte del bagaglio culturale italiano e, per alcuni, per rendere omaggio alle proprie personali radici.
A volte non è facile passare da una parte all’altra della “barricata”, alle volte occorre una marcia di avvicinamento per apprezzare l’uno o l’altro, ma è divertente assistere i nostri clienti in questo percorso di scoperta.
Ad esempio un nostro cliente era venuto proprio con la curiosità di poter apprezzare i sigari che gli aveva lasciato il padre, ben conservati in un humidor.
Erano tutti toscani e lui, fumatore di sigari cubani, aveva provato da zero a fumare uno di quei sigari.
Non fu proprio facile, in effetti, per lui appassionato di Cohiba.
Così insieme abbiamo studiato un avvicinamento all’eredità paterna. E’ stata una bella sfida e il nostro cliente, dopo alcuni tentativi, si è potuto gustare ed apprezzare i sigari che fumava suo padre.
E’ sempre appassionante vedere il processo di scoperta di nuovi gusti insieme ai nostri clienti.
Se anche tu sei alla ricerca del sigaro ideale e ti trovi a passare da Roma, vienimi a trovare nella nostra cigar-room. Potremmo creare insieme un percorso in cui sperimentare diversi aromi e sapori.
Allora non mi resta che augurarti di fumare bene, ma fumare lento.
A presto.
Massimo Lupidi
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2 Commenti
Navo
Mah…premetto che non sono un fumatore esperto…..secondo me però sono due cose troppo diverse puros e toscani….è come confrontare una birra artigianale con un ottimo vino.
lupidi
Assolutamente sì, hai perfettamente ragione e infatti è un concetto che nell’articolo è presente. L’obiettivo di questo post è quello proprio di far arrivare al neofita un’informazione che è quella che tu hai colto, puros e sigari a base Kentucky sono mondi diversi, ma nessuno ci vieta di passare da un mondo all’altro, anche fosse solo per provare. Grazie Navo e… Fuma bene, fuma lento